Premetto che non sono romanista, anzi in realtà non sono neanche un
gran tifoso di calcio, per cui difficilmente mi faccio coinvolgere.
Eppure, quando ho assistito al commiato in lacrime di Francesco
Totti, circondato dall'affetto evidente dei tifosi, non solo non mi
sono affatto stupito, ben conoscendo la grande passione dei romani
per il loro capitano, ma mi sono anche un po' intenerito.
Più che Totti, mi hanno fatto tenerezza i tifosi, mi hanno indotto
a pensare che esiste ancora tanta gente che ha i propri miti, punti
di riferimento in cui credere (al di là delle mode passeggere) e,
fortunatamente, non è ancora completamente disillusa da tutto ciò che
la circonda.
Guardando Totti, mi è venuto, poi, in mente un altro capitano, Paolo
Maldini, che anni fa si licenziò dalla sua carriera di calciatore
(anche lui fedele alla stessa maglia per tanti anni) in un'atmosfera
non del tutto serena, con alcune contestazioni e fischi. Una
situazione abbastanza triste per un ragazzo che, a dispetto di tutto
ciò che si può pensare di un calciatore, ha dato molto ai suoi
tifosi e ha ricevuto in cambio poca gratitudine. In fondo, Totti può
considerarsi davvero fortunato ad avere avuto cotanta tifoseria che
lo ha riempito di affetto fino alla fine.
Per il resto, ci può stare un po' di ironia da parte di coloro che
hanno ritenuto tali manifestazioni leggermente esagerate. Tuttavia,
le persone che indulgono continuamente nell'indignazione, fissano
priorità e si lasciano andare ad affermazioni del tipo "invece
di pensare alle cose serie, ai poveri, ai disoccupati!" mi
lasciano sempre un po' perplesso perché non riesco a capire bene il
nesso. Più che altro, mi ricordano, per un certo verso, quelli che
dicono "invece di pensare agli animali, pensate alla fame nel
mondo". E, magari, loro non pensano né agli animali, né
alla fame nel mondo.
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