Nel momento in cui una persona, perduta ogni speranza, decide di
porre fine alle proprie sofferenze, di fronte all'inoperosità delle
istituzioni, esiste un unico modo di rispettare tale decisione,
almeno da parte di certi soggetti abituati a blaterare invano: un
dignitoso silenzio.
Invece, di fronte alla scelta di DJ Fabo di recarsi in Svizzera per
porre fine ad una vita non più degna di essere considerata tale,
siamo stati costretti ad assistere ad una vergogna continua da parte
di questi personaggi.
Francesca Immacolata Chaouqui – coinvolta nello scandalo Vatileaks
e denominata la "papessa" – si permette di affermare che
DJ Fabo è un vigliacco che non ha avuto il coraggio di lottare, al
contrario della sua maestra che, a letto per venti anni, diffondeva
speranza. Tutto questo con la sfacciataggine di chi lancia giudizi
come fossero coltellate, incapace di immedesimarsi nel dolore altrui
e di comprenderne le scelte. Come se si potesse davvero lottare di
fronte ad una sofferenza immane che ti priva di qualsiasi speranza.
Mario Adinolfi – che divorziato e giocatore di poker si è
attribuito il ruolo di estremo difensore della famiglia tradizionale
e dei valori cristiani non si sa bene sulla base di quali meriti –
arriva a sostenere che "Hitler almeno i disabili li eliminava
gratis", come se le persone sofferenti fossero semplici
ingombri da buttare via. Il suo account Facebook è stato sospeso, ma
solo per un mese. Un mese di silenzio e poi, viscido come sempre,
tornerà a disgustarci.
Matteo Salvini – di cui ormai parlo fin troppo spesso (forse dovrei
iniziare ad ignorarlo) – si commuove per la sorte di Fabo, per
guadagnare ulteriori favori popolari, mentre il suo partito blocca in
Parlamento il disegno di legge sul testamento biologico con
ostruzionismo e oltre 3.000 emendamenti.
La vergogna senza fine continua ad accompagnarsi, invece, al
silenzio di chi dovrebbe, piuttosto intervenire, ma forse è bloccato
anche da coloro che parlano di misericordia, ma nei fatti non
mostrano alcun rispetto per la dignità della vita.
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