venerdì 2 febbraio 2018

La fine di un lungo intenso gennaio

Gennaio sembrava non finire mai, l'ho sentito dire spesso in giro, e non solo quest'anno, da chi ha tirato poi un sospiro di sollievo una volta strappato il foglio dal calendario per scoprire le ventotto (o ventinove) caselle del mese successivo. Forse a causa dell'influenza che non demorde o per il trauma causato dall'interruzione delle vacanze natalizie, non potrei dirlo con certezza.
In effetti, anche io ho avuto tale impressione, pur se con qualche differente connotazione: in questo mese che inaugura il nuovo anno il tempo sembra davvero dilatarsi, espandersi, procedere con una cautela guardinga, quasi con paura che sopraggiunga quel febbraio talmente breve da far volare il tempo lungo tutti gli altri mesi dell'anno. È questo, almeno, il modo in cui gennaio mi appare.
In una simpatica vignetta del compianto fumettista Charles M. Schulz, il cane Snoopy sembra quantomeno "sconvolto" dalla notizia che febbraio è ormai giunto. Un sentimento che condivido con il piccolo brachetto.


Tale sensazione di tempo dilatato e rallentato non è stata, dunque, per me così spiacevole. Anzi, favorevoli sentimenti mi hanno accompagnato, soprattutto in questo principio di 2018. Lo ricordo bene, avevo iniziato il nuovo anno con un particolare entusiasmo, pervaso dal desiderio, o forse dall'illusione, di intravedere continuamente buoni auspici che avrebbero potuto illuminarmi e indirizzarmi meglio lungo un percorso di dodici mesi da costruire ogni giorno. L'entusiasmo tipico di una fase iniziale tende, però, ad affievolirsi col trascorrere dei giorni, dei mesi, quasi sfuggendo di mano, nel momento in cui ci si lascia avvolgere dal grigiore quotidiano. È faccenda questa purtroppo nota a noi essere umani spesso fragili e volubili. Da qui quella paura di cui sopra, che febbraio sopraggiunga, quel timore che mi ha spinto quasi ad aggrapparmi al 31 gennaio per non farlo fuggire via con tutte le sue illusioni. Un 31 gennaio che ovviamente non poteva che passare e andare oltre.
Parlo del mese di gennaio e di quella sensazione di tempo dilatato e mi viene in mente una strana associazione di idee; rivolgo il mio pensiero a quella che non può che essere considerata la principale fase iniziale nella vita di una persona, la giovinezza adolescenziale, un'età assai cruciale per il suo coacervo di aspettative, illusioni, speranze, timori.
Ricordo quegli anni come un tempo che trascorreva lentamente, sospeso tra la voglia di godere ancora di quella spensieratezza, il desiderio di andare avanti, crescere, diventare indipendenti e affrontare nuove esperienze, misto alla paura di imbattersi in profonde delusioni, con il disperato tentativo di aggrapparsi ancora a qualcosa che sta fuggendo via.
Può sembrar strano pensare a gennaio come a una "fase adolescenziale" del nuovo anno, eppure credo che l'associazione non suoni tanto male. Le sensazioni, seppure nelle dovute proporzioni, mi appaiono simili. Vi è certamente una costante, la cui enunciazione può apparire banale, ovvero che, per quanto dilatato, il tempo non può fare a meno di scorrere senza tregua. Ma vi è anche la piccola soddisfazione di pensare che gennaio, con il suo piccolo pacchetto di illusioni e buoni auspici, in fondo, al contrario dell'adolescenza, si ripresenta puntualmente ogni anno.



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