Gennaio sembrava non finire mai, l'ho sentito dire spesso in giro, e non solo quest'anno, da chi ha tirato poi un sospiro di sollievo una volta strappato il foglio dal calendario per scoprire le ventotto (o ventinove) caselle del mese successivo. Forse a causa dell'influenza che non demorde o per il trauma causato dall'interruzione delle vacanze natalizie, non potrei dirlo con certezza.
In effetti, anche io ho avuto tale impressione, pur se con qualche differente connotazione: in questo mese che inaugura il nuovo anno il tempo sembra davvero dilatarsi, espandersi, procedere con una cautela guardinga, quasi con paura che sopraggiunga quel febbraio talmente breve da far volare il tempo lungo tutti gli altri mesi dell'anno. È questo, almeno, il modo in cui gennaio mi appare.
In una simpatica vignetta del compianto fumettista Charles M. Schulz, il cane Snoopy sembra quantomeno "sconvolto" dalla notizia che febbraio è ormai giunto. Un sentimento che condivido con il piccolo brachetto.
In effetti, anche io ho avuto tale impressione, pur se con qualche differente connotazione: in questo mese che inaugura il nuovo anno il tempo sembra davvero dilatarsi, espandersi, procedere con una cautela guardinga, quasi con paura che sopraggiunga quel febbraio talmente breve da far volare il tempo lungo tutti gli altri mesi dell'anno. È questo, almeno, il modo in cui gennaio mi appare.
In una simpatica vignetta del compianto fumettista Charles M. Schulz, il cane Snoopy sembra quantomeno "sconvolto" dalla notizia che febbraio è ormai giunto. Un sentimento che condivido con il piccolo brachetto.
Tale
sensazione di tempo dilatato e rallentato non è stata, dunque, per
me così spiacevole. Anzi, favorevoli sentimenti mi hanno
accompagnato, soprattutto in questo principio di 2018. Lo ricordo
bene, avevo iniziato il nuovo anno con un particolare entusiasmo,
pervaso dal desiderio, o forse dall'illusione, di intravedere
continuamente buoni auspici che avrebbero potuto illuminarmi e
indirizzarmi meglio lungo un percorso di dodici mesi da costruire
ogni giorno. L'entusiasmo tipico di una fase iniziale tende, però,
ad affievolirsi col trascorrere dei giorni, dei mesi, quasi sfuggendo
di mano, nel momento in cui ci si lascia avvolgere dal grigiore
quotidiano. È faccenda questa purtroppo nota a noi essere umani
spesso fragili e volubili. Da qui quella paura di cui sopra, che
febbraio sopraggiunga, quel timore che mi ha spinto quasi ad
aggrapparmi al 31 gennaio per non farlo fuggire via con tutte le sue
illusioni. Un 31 gennaio che ovviamente non poteva che passare e andare oltre.
Parlo
del mese di gennaio e di quella sensazione di tempo dilatato e mi
viene in mente una strana associazione di idee; rivolgo il mio
pensiero a quella che non può che essere considerata la principale
fase iniziale nella vita di una persona, la giovinezza
adolescenziale, un'età assai cruciale per il suo coacervo di
aspettative, illusioni, speranze, timori.
Ricordo
quegli anni come un tempo che trascorreva lentamente, sospeso tra la
voglia di godere ancora di quella spensieratezza, il desiderio di
andare avanti, crescere, diventare indipendenti e affrontare nuove
esperienze, misto alla paura di imbattersi in profonde delusioni, con
il disperato tentativo di aggrapparsi ancora a qualcosa che sta
fuggendo via.
Può
sembrar strano pensare a gennaio come a una "fase
adolescenziale" del nuovo anno, eppure credo che l'associazione
non suoni tanto male. Le sensazioni, seppure nelle dovute
proporzioni, mi appaiono simili. Vi è certamente una costante, la
cui enunciazione può apparire banale, ovvero che, per quanto
dilatato, il tempo non può fare a meno di scorrere senza tregua. Ma
vi è anche la piccola soddisfazione di pensare che gennaio, con il
suo piccolo pacchetto di illusioni e buoni auspici, in fondo, al
contrario dell'adolescenza, si ripresenta puntualmente ogni anno.
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